La sofferenza

Iniziamo questo incontro ricordandoci di essere alla presenza di Gesù, poiché ha detto: ''Dove sono due o tre riuniti nel Mio nome, lì sono Io in mezzo a loro''. Accendiamo una candela segno della Sua luce, pregandoLo di accompagnarci durante questo cammino.

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Non è possibile essere preparati al dolore della sofferenza, altrimenti non sarebbe più sofferenza, ciò che non fa male, non è sofferenza. Proprio per questo sembra che colpisca sempre le persone nel loro punto più vulnerabile e inaspettato.  La sofferenza è parte della vita di ogni essere umano e non parlarne e non  prenderla in considerazione corrisponde allo sfuggire la realtà, ma non serve a evitarla. Le persone impreparate al fatto che esiste e che fa parte della vita, sono più vulnerabili al dolore. Come una mamma sa che per dare alla vita il suo bambino dovrà soffrire i dolori del parto, così la gente dovrebbe essere consapevole che prima o poi saranno toccati dalla sofferenza e bisogna saper gestire al meglio quel momento quando arriva.

La sofferenza non è  un'invenzione dei cristiani, o delle religioni, ma anche gli atei sono toccati dalla sofferenza. Per esempio nella religione buddista, la sofferenza è messa al primo posto con le sue 4 nobili verità che sono la base dei loro insegnamenti:  

1. "La sofferenza"

2. "L'origine della sofferenza"

3. "La cessazione della sofferenza"

4. "La via che porta alla cessazione della sofferenza"

Nella prima nobile verità, è necessario che le persone prendano in considerazione che la sofferenza esiste in tutto per tutti e non attribuiscono alla sofferenza nessun giudizio, né negativo né positivo. Nell’etica cristiana la sofferenza costituisce un valore in sé a patto che l’individuo sappia trarre con l’aiuto di Dio, il bene dal male, sempre consapevoli che fin dal principio Dio non ha voluto la sofferenza per gli uomini e che nessuno  è insensibile al male della sofferenza.

Nella seconda nobile verità, avvisano che la causa primaria di ogni sofferenza è l'avidità e l'attaccamento al desiderio. Per l’etica cristiani ci sono desideri legittimi e desideri illegittimi, importante è capire la differenza tra i primi e i secondi… Dio è contento di soddisfare i desideri umani quando sono legittimi e attraverso la Sua parola scritta nella Bibbia ha detto: “Chiedete e vi sarà dato, Bussate e vi sarà aperto … “. Inoltre per i cristiani, ci possono essere altre cause all’origine della sofferenza, cause più profonde e nascoste e non sempre solo umane e terrene,  ma Gesù assicura all’uomo che la morte e la sofferenza non avranno mai l’ultima parola (la speranza nella sofferenza).

Arriviamo così alla terza Nobile Verità buddista: la sofferenza può Cessare. La sofferenza si può sconfiggere, a patto di riuscire a rinunciare all’istinto a rimanere attaccati ai nostri desideri. In pratica si tratta di imparare a “LASCIAR ANDARE”. Nell’etica cristiana ci sono dei “valori fondamentali, costitutivi e non negoziabili dell'esistenza umana” ai quali non si può rinunciare e non possono essere “LASCIATI ANDARE” nemmeno con il prezzo della sofferenza, umiliazione, disprezzo e impopolarità. Come per esempio: difendere le verità della propria fede, la protezione della vita fino dalla sua origine, la famiglia fondata dall’unione di un uomo e una donna ecc… Perdere di vista questi valori fondamentali è causa di sofferenze più gravi sia per il corpo, sia per la società e le generazioni future, sia per l’anima.

La quarta nobile verità è la via che porta alla cessazione della sofferenza, l'illuminazione …. Per i cristiani questa via esiste nelle parole e nella testimonianza di vita di Gesù Cristo: “IO SONO LA VIA, LA VERITÀ E LA VITA “ e si raggiunge l'illuminazione con la Santità (la sofferenza non solo accettata, che fa già meno male, ma la sofferenza donata, vissuta come un dono da offrire a riscatto di altre sofferenze già presenti nel mondo).

 

 

Riflessioni:

Concretamente cosa possiamo fare per evitare la sofferenza?

Attraverso il libero arbitrio possiamo evitare di incamminarci in strade a fondo cieco, pericolose e sbagliate causa di sofferenze per noi e per quelli che ci amano e poi dobbiamo portare soccorso e aiuto nel modo più corretto possibile alle persone che soffrono già.

Con quali volti si può manifestare la sofferenza?

La sofferenza ha più volti, quello delle malattie che debilitano nel fisico e nella mente, quello della sofferenza morale e sociale dato dai torti e dalle umiliazioni subite o dal sentirsi incompresi e diversi, quello empatico o spirituale che scaturisce dal veder soffrire molti innocenti e sentirsi inermi davanti alla loro sofferenza infine il vuoto e il senso d’abbandono e solitudine lasciato dalla morte di persone care.

 È possibile allestire una statistica delle sofferenze più grandi e meno grandi?

Non è possibile allestire una statistica sulle sofferenze. Non dipendono solo dalla portata di un dolore e dall’avvenimento fine a sé stesso, ma sono strettamente legate anche alla situazione della persona che soffre e al supporto di solidarietà e vicinanza dato dai famigliari dagli amici e dalla società.

I sensi di colpa e il distribuire colpe ad altri servono a diminuire una sofferenza?

Il male resta un male indipendentemente dalla causa che l’ha provocato. Addossarsi sensi di colpa eccessivi non serve, come non sere distribuire colpe a destra e sinistra o lamentarsi in continuazione pensando di essere vittime di espiazione, quando la maggior parte delle volte si è la causa del proprio male.  

Come si può trasformare una sofferenza, al positivo?

Quando arriva la sofferenza, l’unica cosa saggia da farsi è quella di usarla come un trampolino per una crescita personale e crescita anche da parte di altre persone coinvolte, come i famigliari. La sofferenza, vissuta male porta le persone a chiudersi, a diventare cattive o ciniche diventando portatrice di altre sofferenze. Mentre la sofferenza presa e vissuta nel suo giusto modo che è quello di un’accettazione non passiva, porta le persone ad essere migliori.   

Adam Kadmon - la Verità sulla Sofferenza (1 minuto)

Come si comportava Gesù davanti alla sofferenza?

Gesù dinanzi ai sofferenti è un Uomo profondamente solidale con gli afflitti.

Durante la sua vita terrena non ha mai ‘mandato’ una sofferenza a qualcuno. Al contrario, è un guaritore, come dice Isaia (in Mt. 8,17), che ha assunto le nostre infermità e malattie.

Gesù dà prova di una grande discrezione di fronte alla sofferenza. Non fa grandi discorsi, non elabora grandi teorie, ma pronuncia parole semplici insistendo sul nostro impegno interiore di crescita nella fede.

Non ha cercato per sé stesso il martirio, la sua lotta al Gethsémani ne è la prova, ha pregato facendosi completamente supplica: “Padre, se è possibile, allontana da me questo calice”. Gesù non è morto per soddisfare i desideri di Suo padre Dio, ma è morto per salvare noi dal peccato ed è morto per mano di uomini. Attraverso la preghiera ha capito che non c’era un altro mezzo per contrastare il male del mondo oltre quello di offrire sé stesso, un vero Dio e un uomo innocente, come un sacrificio d’amore. Perciò invece di cercare ad ogni costo in Dio la giustificazione dei nostri mali, dobbiamo scoprire l’amore di Dio anche dentro le nostre prove e avere una fiducia infinita in Lui, senza mai dubitare del Suo amore. 

Anche i santi attraverso la loro sofferenza accettata con amore e offerta, cercano di allievare, come faceva Gesù, le sofferenze del prossimo. Non amano la sofferenza al fine di sé stessa come capita ai masochisti, ma la amano perché sanno che il VERO AMORE ha le radici nella sofferenza ed è attraverso di essa che riescono ad aiutarci.

Intercessione presso Dio, di un Santo (Padre Pio), che non si è mai sottratto alla sofferenza, per guarire una donna ammalta e ottiene il miracolo (minuti 2.30)

Molte persone riescono ad essere vicine alla sofferenza di Gesù, un po’ meno persone comprendono quella di Maria, anche se Maria ha sofferto tanto quanto Suo figlio e avrebbe volentieri preso il Suo posto sulla croce se solo ne avesse avuto la possibilità. Pochissime persone considerano o pensano alla sofferenza di Dio Padre. Eppure Dio Padre è certamente quello che per Amore ha sofferto più di ogni essere vivente, per quella passione e morte di Suo figlio, innocente ed ubbidiente, ed è quello che ancora oggi soffre di più per ogni minima nostra sofferenza.

Un altro dei mille volti di un Dio d’amore è proprio la Sua incommensurabile sensibilità e empatia alla nostra sofferenza. Dio sensibile al cuore dell’uomo: questo è il cristianesimo anche per papa Francesco.

 Giovanni paolo II ha dato due grandi testimonianze sul valore della sofferenza. L’aveva data non vergognandosi nell’esporre il viso ferito, stanco e debilitato dalla malattia, proseguendo il pontificato fino alla morte. Inoltre aveva anche accettato la sofferenza come dono in espiazione per le famiglie che soffrono e pubblicamente davanti a tutti i potenti del mondo non ha avuto paura o vergogna a dichiararne il suo grande intrinseco valore d’amore, in una società “moderna” basata sui valori effimeri e superficiali:

"C'è un vangelo superiore .. il vangelo della sofferenza ed è importante parlare ai potenti del mondo con gli argomenti della sofferenza" Giovanni Paolo II (4 minuti)

Testimonianza di una giovane mamma che non ha mai dubitato dell’amore di Dio, anche attraverso le sofferenze e la morte di 2 dei suoi bambini appena nati e la sua stessa morte dopo un anno dalla nascita del terzo figlio. Chiara Corbella Petrillo (2.30 minuti)

Il cammino del bene è duro, ma ne vale sempre la pena, e alla fine di tutta questa storia supererà infinitamente i tuoi desideri più profondi… (6.30 minuti)